La Storia

XVII secolo

Le cacce sabaude all’epoca dell’”ancien régime”

La tradizione della caccia a cavallo nella pianura torinese risale al XVII secolo. Allora Torino, fuori dalle mura, era circondata da liberi terreni e fitte boscaglie. Qui vivevano in libertà, in un habitat naturale, animali di grossa taglia: cervi, caprioli e daini. E qui, a poche miglia dalla capitale, si trovavano le prestigiose residenze reali di Venaria Reale, Rivoli, Mirafiori, Stupinigi, luoghi di delizie per la Corte sovrana che particolarmente prediligeva la caccia, attività consona alla tradizione guerriera della Dinastia sabauda. Il massimo di magnificenza per queste partite di caccia si ebbe sotto il regno di Carlo EmanueleII, fondatore del castello della Venaria Reale (1675), nei cui dintorni si cacciava il cervo, la volpe, il  cinghiale e persino l’orso.

 

1890-1915 “Società Torinese dei Paper Hunts”(*)

La belle époque

Mentre l’origine della caccia a cavallo si perde nella notte dei tempi, quella della caccia alla volpe affonda le sue radici in Inghilterra, alla fine del XVIII secolo (ca 1786), quando il Duca di Beaufort, al rientro da una infruttuosa battuta di caccia al cervo, lanciò la sua muta di cani all’inseguimento di una volpe. In Italia la prima società di caccia a cavallo fu fondata a Roma nel 1836 e diffusa nella campagna romana dal principe Livio Odescalchi con la muta portata dall’Inghilterra dall’amico e suo ospite, conte di Chesterfield. La Società Torinese dei Paper Hunts venne fondata nel 1890 su iniziativa di un gruppo di ippofili torinesi, civili e militari, tra cui il col. Luigi Berta (comandante della Scuola di Cavalleria di Pinerolo), il Conte Cap. Tancredi di Savoiroux (istruttore nella stessa Scuola e grande innovatore del metodo di equitazione insieme al Cap. Federigo Caprilli), il barone Roberto di Sant’Agabio, il conte Ernesto Balbo Bertone di Sambuy, il Cavaliere Roberto Nasi.

I terreni erano quelli delle cacce sabaude dei secoli precedenti, Stupinigi, Venaria Reale, La Mandria, gli argini del Po oltre Moncalieri. Il calendario delle riunioni prevedeva meet con cadenza quindicinale nelle due sessioni primaverile (da marzo a maggio), ed autunnale (da ottobre a dicembre). Normalmente si contavano una trentina di partecipanti e sovente intervenivano le Altezze Reali, Duchessa di Genova, Duca e Duchessa di Aosta, Il Conte di Torino, il Principe di Baviera. Lo scoppio del primo conflitto mondiale interruppe brutalmente l’ormai venticinquennale attività della Società.

(*) Per “paper hunt/chase” si intende la caccia simulata, lungo un percorso di campagna preordinato – per non arrecare danno alle coltivazioni e/o disturbo alle proprietà private – ove un cavaliere fa la parte della volpe, lasciando una “pista” di coriandoli o trucioli (pratica ormai abbandonata), che i “cani”, altri cavalieri dovranno trovare, guidando il gruppo al suo inseguimento.

 

1920-1933 “Società Torinese dei Percorsi di Campagna a Cavallo”

La ricostituzione postbellica.

Nei primi anni del dopoguerra, tra il 1920 e il 1926, l’attività ebbe carattere sporadico. Nel ’27 un piccolo gruppo di appassionati riprese la tradizione torinese della caccia cavallo, riannodandone le fila nella nuova Società Torinese dei Percorsi di Campagna a Cavallo.

Tra i fondatori fu eletto presidente il Conte Dionigi Grisi Rodoli della Piè e come primo Master il Colonnello Marchese Onorato Honorati (1927-1928), seguito dal Conte Carlo Calvi di Bergolo, cavaliere di grande prestigio, prima istruttore a Pinerolo e a Tor di Quinto (dal ’20 al ’22) e nel periodo da Master, Maggiore in Nizza Cavalleria, sposato alla Principessa Jolanda di Savoia (primogenita del Re Vittorio Emanuele III), anch’essa amazzone coraggiosa e appassionata frequentatrice delle cacce torinesi. Le riunioni si svolgevano tutti i sabati pomeriggio e qualche volta anche durante la settimana. In autunno la stagione iniziava a metà ottobre per terminare verso metà dicembre. In primavera l’attività riprendeva attorno al 15 di marzo, fino all’ultimo sabato di maggio.

 

“Società Torinese per la Caccia a Cavallo”

La muta

Alla fine del 1933 vi fu un riassetto delle cariche sociali ed il Cavaliere Corrado Romanengo ed il Marchese Honorati diventarono rispettivamente Presidente e Master della Società. A loro sarebbe spettato il compito di trasformare i percorsi di campagna in autentiche cacce alla volpe. Nell’autunno del ’34 venne portata dall’Inghilterra (per iniziativa del Comm. Gallina), una muta composta da 10 coppie di Harriers che, in pochi mesi, sotto la cura dell’Huntsman Umberto Antonucci e la supervisione del Master Marchese Honorati, fu in grado di affrontare le prime cacce.

La Società dei percorsi divenne allora, Società Torinese per le Cacce a Cavallo. La maggior parte dei terreni di caccia fu mantenuta, in particolare quelli sulla riva destra e sinistra del Po, tra Moncalieri e Carignano. A questi si aggiunse il meet alla Cascina del Giajone (che ospitava il canile della muta), quello della cascina Il Maggiordomo e le brughiere del poligono militare di Lombardore. Le riunioni di caccia proseguirono ininterrotte fino al ’39 quando il Gen. Conte Filippo di Sambuy, subentrò con la carica di Presidente a Romanengo, fino alla sua morte improvvisa avvenuta nel ’41. Più o meno nello stesso periodo, a partire dal ’29, la Società iniziò ad organizzare le prime riunioni di “corse in campagna”. Il terreno prescelto fu quello tradizionale delle cacce, tra il Po ed il Chisola.

L’iniziativa ebbe subito un grande successo e fu numerosa la partecipazione dei soci, delle Forze Armate, di cavalieri della Società Milanese delle Cacce e con l’immancabile presenza alle manifestazioni delle massime Autorità Militari, di quelle del mondo ippico e di alcune Autorità Civili. Le “corse” si svolgevano a conclusione della stagione di caccia, a fine maggio e consistevano in percorsi di cross-country da disputare in frotta su distanze che andavano dai 4.000 fino ai 7.500 metri, per un numero complessivo di 4 fino a 7 gare per sessione.Con lo scoppio del secondo conflitto mondiale ed il precipitare della situazione bellica nell’autunno del ‘42, la Società trasferì la muta in un cascinale dell’alessandrino e le riunioni di caccia cessarono.

 

1945 – Oggi

Nel dopoguerra l’attività lentamente riprende, con sporadiche riunioni, grazie alla passione di vecchi e nuovi soci. Nell’ottobre del ’50, con il passaggio delle consegne di Master dal Marchese Honorati al Conte Giuseppe Salvi del Pero, le riunioni di caccia e le corse in campagna, ripresero con la normale frequenza. Nel ’54 la storica collaborazione esistente tra S.I.T. (Soc. Ippica Torinese ) e S.T.C.C. rafforza la sua unione con la condivisione anche della sede sociale negli impianti di corso Massimo d’Azeglio.

Con il crescere dell’urbanizzazione e l’estendersi delle colture agricole, anche i terreni cambiano, ma le riunioni anziché diminuire, si intensificano; pur mantenendo le sponde del Po tra Moncalieri e Carignano, si deve abbandonare La Loggia, ma si aggiungono le cacce nelle brughiere di Chieri, Lombardore E San Giglio. A Baudenasca, storica palestra equestre caprilliana, rimessa a posto dai Militari, si organizza il tradizionale cross.

Nel ‘55 l’incarico di Master viene assunto dal Marchese Carlo Pallavicino di Ceva, a l quale seguiranno il Marchese Carlo Pilo Boyl di Putifigari (1957), l’ing. Giacomo Bianco, il Marchese Piero Borgogna di Capriasco e l’ing. Andrea Provenzale che terminerà il suo mandato nel 1984. Negli anni il calendario sportivo si arricchisce di nuovi siti dedicati sia alle riunioni di caccia sia alle corse in campagna (cross e point-to-point): dal ’57 il percorso a coppie nel Galoppatoio Militare di Sassi – ospiti della Scuola di Applicazione dell’Esercito, appuntamento entrato nella tradizione e mantenuto fino ad oggi; dal ’67 il campo di corse dell’ippodromo di Vinovo per i “Premi” tradizionali della Società; nel ’72 il point-to-point al Club Ippico del Mompolino (BI); e poi riunioni sui terreni di Moncalvo, Guarene, i boschi del Roero, di Barbania e di Ternavasso; la Tenuta dei Berroni a Racconigi.

Nasce nel ’78 la tradizione della “Caccia delle Signore”, organizzata e condotta dalle socie amazzoni e dal 1983 viene deciso di iniziare la stagione venatoria primaverile nella Palazzina di Caccia di Stupinigi, ospiti dell’Ordine Mauriziano. Nel 1982 la presidenza passa al Marchese Stelio Cassano di Altamura che a tutt’oggi guida la Società e nell’’84 la mastership viene affidata al Barone Emilio Corporandi d’Auvare. In quello stesso anno (e nel successivo), viene inserito in calendario un meet a Sestriere, prima volta di un Paper-hunt a quota 2000 metri. Nella ripresa autunnale ritorna nella tradizione la riunione nel parco della Mandria di Venaria Reale, antica tenuta dei Savoia e hanno inizio nuove cacce sulle colline di Mercenasco -ospiti dei Conti Benso- e di Chieri.

Negli anni ’80 altre riunioni si svolgono nella provincia di Alessandria (Acqui e Cassine); nell’87 è la volta dell’Abbazia di Staffarda e dall’89 nel Principato di Lucedio – ospiti dei Conti Salvadori di Wiesenhof, un’altra “classica” con gli scenari particolari offerti dalle risaie e dal Bosco della Partecipanza. Sono anni in cui si rafforza con riunioni congiunte, il legame di amicizia nato ai primi del novecento, con la Società Milanese Cacce a Cavallo.